«Disponibilità e voglia da parte di tutti nel fare quel metro in più, che poi è quello che chiedevo sin dall’inizio della stagione». Pensieri e parole di Emilio Longo, poco dopo il successo, 2-1, del suo Crotone sulla Juventus Next Gen. È l’ottavo risultato utile di fila (5 vittorie, di cui 3 consecutive, e 3 pareggi) che vale il quarto posto in classifica nel gruppone assieme ad Avellino, Potenza e Picerno tutte a braccetto quota 25 punti.
Una svolta nel percorso di crescita del Crotone, che rende felice l’allenatore Longo. «Il calcio che proviamo a fare è quello di essere belli e ariosi nella fase di possesso, che è facile da indottrinare alla squadra. E nella prima parte di stagione c’era anche più qualità sui flussi di gioco. Però mancava qualcosa di importante, e come ripeto sempre alla squadra “per essere felici il prezzo da pagare è il sacrifico”. Non eravamo così attenti e disponibili verso il sacrificio, quando non avevamo palla. Adesso la squadra è compatta, spesso anche sotto la metà campo con tutti gli effettivi provando a fare le pressioni giuste, provando a non dare agli avversari la possibilità di crossare».
«La consapevolezza e la maturità della squadra, in questo momento – ha aggiunto Longo – rappresentano il dato più importante. Contro la Juventus Next Gen non abbiamo mai forzato la giocata, cercando di attirare in qualche modo le pressioni, per poi aprire il gioco. Devo dire che lo avremmo dovuto fare con maggiore continuità ed essere più veloci una volta superata la prima fase di giocata che è prevista essere un po’ più lenta».
A un certo punto Longo confida ai giornalisti quanto accaduto prima della partita di domenica all’ora di pranzo. «Ho detto una bugia alla squadra: che sarebbe stata la partita più difficile. Invece non è vero, perché la più difficile sarà la prossima (sabato 30 novembre alle ore 15 a Foggia, ndr). La più difficile – ha precisato l’allenatore del Crotone – perché arriva il momento in cui la squadra dovrà dimostrare di essere affamata, lo deve fare con i fatti facendo vedere che ancora non è contenta di quello che fa. Quando raggiungeremo questa mentalità, lavorando sodo, significa che saremo arrivati a buon punto».