I numeri dei rossoblù sono da grande squadra, ma vivere la serie C non è facile per nessuna realtà calcistica

Otto vittorie su otto conquistate tra le mura amiche, un solo gol subito in casa, 41 punti in totale. Un record per gli squali che mai avevano ottenuto questo risultato in nessuno dei campionati professionistici giocati fino ad ora. Due sconfitte frutto di una giornata storta e di un derby nato male e finito peggio. Il cammino del Crotone nelle prime diciotto giornate di campionato non si può certo definire deludente. Al contrario: se qualcuno avesse preannunciato questo percorso alla vigilia della stagione, probabilmente tutti i tifosi rossoblù, ma anche società, tecnico e allenatore, avrebbero apposto immediatamente una firma affinché tutto si avverasse. E allora perché di tanto in tanto in città, si avverte qualche sospiro di amarezza e un pizzico di delusione? La prima risposta è senza dubbio legata al confronto costante con il Catanzaro. Non tanto per motivazioni campaniliste che lasciano il tempo che trovano per i tifosi veri, quelli che da anni seguono le gesta di entrambe le squadre, quanto piuttosto per la classifica. La vera variabile non calcolata ad inizio stagione è stata proprio questa: quella di aver trovato, tra le altre, un’avversaria che sta giocando, probabilmente, un altro campionato. Ieri Raffaele Vrenna ha detto: «Il Crotone sarebbe stato il primo, con questi numeri, in qualsiasi girone», ed è vero. Ma la sorte ha fatto sì che i giallorossi, proprio quest’anno, incappassero nella loro stagione positiva. Ma nel calcio capita anche questo. Anzi meno male che succede. E allora ecco che esiste una risposta numero 2 al perché di qualche delusione. E’ chiaro che dopo le due retrocessioni degli ultimi due terribili campionati quest’anno c’era voglia di vittoria, fame di gol, ma c’era anche voglia di divertimenti, di bel gioco, di calcio vero.

Quello che più di tutto era mancato allo Scida negli ultimi 24 mesi. Il passaggio di categoria ha inevitabilmente deluso gli esteti del calcio. La serie C è questa: un campionato fatto di colpi duri, di falli pericolosi, di infortuni dovuti a scontri di gioco non regolari. E poi ancora la serie C è quel campionato dove l’errore arbitrale può pesare anche molto e dove può anche essere più frequente di altri campionato. E’ il luogo del calcio di provincia, alle volte di periferia e alle altre di piccoli centri. E’ sicuramente un calcio a cui non eravamo più abituati. Senza presunzione alcuna.

E ha ancora ragione Vrenna quando dice che una vittoria dopo una brutta partita va elogiata come una vittoria dopo una bella. Perché quel che conta, soprattutto in stagioni come questa, è solo segnare un gol più degli avversari. Il resto ha davvero poca importanza. La delusione ci può stare ad un tiro fatto male, ad un gol mancato e anche ad un passaggio sotto porta finito nel vuoto, ma il Crotone quest’anno non può fermarsi ad analizzare questi episodi. L’obiettivo è più nobile: arrivare il più in alto possibile e provare a riprendersi tutto il perduto. Un’ultima considerazione: il girone di ritorno non è già scritto, per nessuno. Non è assolutamente certo che la classifica di oggi sarà la medesima ad aprile. Tutto può ancora accadere.