Doveva essere tutto un altro il finale di stagione del Crotone. Un finale tranquillo, forte di un posto nei play-off conquistato con grande anticipo. E invece, a dispetto dei pronostici, degli auspici della società e di quanto dimostrato in campo, almeno fino alla sosta natalizia, questo finale di stagione somiglia ad un incubo e la sensazione è che tutti: squadra e tifosi, non aspettino altro che tutto finisca. Eppure l’obiettivo è ancora lì a portata di mano, ma nessuno sembra crederci.
La sconfitta interna con il Brindisi è il simbolo di questa seconda parte di campionato, frutto di un impegno inesistente di una squadra stanca, non coesa e che è arrivata alla fine. In tutti i sensi. Ma come si è potuti arrivare a questo punto è difficile dirlo. Un punto che sembra di non ritorno. Il rapporto tra squadra è tifosi è logorato, la società ha provato col cambio tecnico a dare una scossa all’ambiente, ma l’avvento di Baldini è stato più fallimentare che il resto.
C’è sicuramente qualcosa che sfugge alla città. Che sia interna o esterna allo spogliatoio è difficile saperlo, rispetto al passato le squadre di provincia moderne sono più distanti dai tifosi, in tutti i sensi. Più professionali ma anche meno disposti a fermarsi per strada e a parlare con la gente, a mettersi in discussione. Forse è questo che contribuisce a quelle tensioni innegabili che ci sono oggi. A tre giornate dalla fine del campionato e con l’umore sotto i piedi. Il problema, in questo clima, non è tanto pensare al presente, ma guardare al futuro.